Matteo 28, 16-20
Gesù ci la lasciato una promessa.”Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Ma della sua presenza noi non abbiamo prove evidenti.
L’ascensione inaugura il tempo della presenza invisibile di Gesù.
Perciò è facile essere assaliti dal dubbio e presi dallo sconforto.
Vorremmo sentirlo vicino, soprattutto nei momenti di solitudine e di abbandono:”Signore, dove sei? Perché ti sento così lontano quando avrei bisogno di essere da te guidato e incoraggiato?”.
Se ci capita talvolta di esprimere questo lamento, vuol dire che Gesù è assente?
Può essere al contrario che Gesù voglia farci provare ciò che Rilke chiamava “assenza ardente”.
E’ un’assenza ardente perché nasconde una presenza che inquieta le coscienze con una profonda nostalgia e accende gli occhi dello spirito così da penetrare dentro la nube dell’invisibile.
Ecco perché la tradizione della chiesa ha inventato l’espressione fides oculata: c’è la convinzione che la fede sia dotata di uno sguardo particolare che permette di vedere ciò che altrimenti rimarrebbe nascosto.
Se non avessimo questo sguardo più profondo, come potremmo cogliere i segni della presenza invisibile di Cristo?
Sono segni a volte minimi, piccole tracce di passi appena disegnati sulla sabbia.
Ma per chi si lascia conquistare da questa avventura dello spirito sotto le movenze di un’assenza ardente, ogni traccia può diventare motivo di stupore.
Succede allora che, in qualche momento di grazia, gli occhi riescano a vedere: l’invisibile viandante è lì che ci attende.
Il Cristo può svelare la sua presenza dove c’è una comunità che prega e, ricevendo il pane eucaristico, condivide il dono di una vita interamente consumata nell’amore.
Il Signore lo possiamo riconoscere in ogni umile servitore del vangelo.
Non è forse vero che ogni santo autentico (non sono pochi: li incontriamo ogni giorno) è vangelo vivo e sacramento della presenza di Cristo?
Nella realtà quotidiana sono infinite le tracce della sua presenza.
Il Signore è nello sguardo di coloro che si amano.
Quando vedo due giovani che si vogliono bene, mi dico: “Forse non lo sanno (nessuno glielo ha mai detto), ma essi possono scambiarsi il dono più grande.
E’ come se si donassero la presenza amica del Signore”.
Il Signore è presente nel prodigio di un sorriso che illumina il volto, al di là di ogni parola; è nelle mani che sanno modellare gesti di altruismo, rivestiti di semplice, sovrumana bellezza., è nel nostro cuore, quando nel silenzio si apre all’ascolto della sua voce.
Questa è la meravigliosa avventura che ogni cristiano è chiamato a vivere, da quando Cristo è salito al cielo.
Ma di questa avventura c’è un altro aspetto, che pure è fondamentale.
Noi non siamo soltanto cercatori della presenza invisibile di Cristo, ma di questa presenza dobbiamo essere, al tempo stesso, creatori.
Possiamo capire meglio se ascoltiamo il messaggio ultimo di Gesù, riportato nel vangelo di Matteo: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”.
Sono parole che racchiudono questo invito: “Tocca a voi, ora, moltiplicare i segni della mia presenza.
Tocca a voi, ora, rendere visibile la misericordia, il perdono, la speranza che vi ho testimoniato e trasmesso da quando vi ho chiamati a seguirmi”.
“Andate” : non possiamo non provare una dolce incredulità pensando di poter essere strumenti della presenza di Cristo nel mondo: siamo noi, ora, a rappresentare lo sguardo di Gesù, le mani di Gesù, il cuore di Gesù.
Ma al tempo stesso non possiamo non avvertire la responsabilità di questo compito che ci viene affidato.
Ci lamentiamo a volte perché il mondo va perdendo i valori elementari della tradizione cristiana.
E’ vero: sarebbe fin troppo facile fare una diagnosi assai desolante della situazione in cui ci troviamo.
Penso ai giovani che hanno fame di immensità e di assoluto: che cosa offre loro questa società mercantile se non cose di immediato consumo e, prima ancora, l’ideologia insidiosa del profitto, del cinismo e della competizione?
C’è una divergenza feroce tra la fame che li abita (fame di Dio) e il nutrimento che viene dispensato loro, tanto che sono in molti a rimpiangere a quaranta anni di distanza il famoso ’68 perché allora, sia pure confusamente, si viveva una stagione caratterizzata da grandi slanci verso un futuro diverso.
Di fronte a questa situazione è doveroso domandarsi:che cosa facciamo per tenere accesa la presenza di Cristo?
Che cosa fanno i genitori nei confronti dei figli?
“Andate in tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura” ci dice Gesù.
Che sia un parroco a parlare del vangelo, è un fatto scontato che può lasciare indifferente chi lo sta ad ascoltare, ma quando a parlarne è qualcuno che appartiene al tuo mondo e condivide i tuoi stessi problemi, allora la sua voce ti raggiunge e ti scuote.
E’di questi testimoni che il mondo ha bisogno, di persone che abbiano uno sguardo accogliente, che sappiano educare anzitutto al silenzio e all’ascolto, che sappiano rammentare le parole del vangelo con tutto il fervore gioioso della loro fede e insieme con tutta la delicatezza e il rispetto che Gesù ha sempre dimostrato nei confronti della libertà di ciascuno.
Il mondo ha bisogno di persone che, facendo memoria del movimento ascensionale di Cristo verso la casa del Padre, si dimostrino capaci di dilatare il loro sguardo fino ad abbracciare in un gesto di simpatia tutta la realtà.
Si sa che quanto più si guadagna in altezza, tanto più l‘orizzonte si allarga.
Vivere l’ascensione del Signore comporta un mutamento di prospettiva.
Si tratta di ampliare lo sguardo interiore per sentirci in comunione con tutto ciò che esiste, con tutti gli esseri, al di là di ogni particolarismo, di ogni distinzione di razza o di civiltà, di fede politica o di fede religiosa.
Il cristiano è un essere di comunione, chiamato a dimostrare nei confronti di tutti uno spirito di fraternità.
Perciò il cristiano che sia pronto a condividere oggi la logica delle esclusioni e delle contrapposizioni, sarà saggio secondo lo spirito del mondo ( confortato anche dal fatto di trovarsi in buona compagnia), ma semplicemente avrà rinunciato a essere cristiano.
Il mondo ha bisogno di persone che facendo memoria del movimento ascensionale di Cristo, sappiano suggerire inoltre questa straordinaria verità che cambia il senso di tutta la nostra esistenza: il nostro destino non appartiene all’effimero e al provvisorio, perché dentro questo mondo chiuso Cristo ha aperto un passaggio verso la pienezza della libertà e della vita, verso la nube dell’invisibile dove tutto si raccoglie e viene custodito nell’amore di Dio.
Nessun commento:
Posta un commento