mercoledì 21 novembre 2007

Festa della dedicazione

Baruc 3, 24-38
2 Timoteo 2, 19-22
Giovanni 10, 22-30

Anniversario della chiesa cattedrale.

Anche a costo di apparire dissacrante, devo dire subito che la chiesa di pietra interessa fino a un certo punto, molto meno indubbiamente della chiesa di carne, la chiesa viva, fatta di pietre vive, che è la chiesa della fede.
La chiesa di pietra sembra evocare principalmente la dimensione della stabilità e della solidità.
Una chiesa che avesse come modello una di queste superbe costruzioni come il Duomo sarebbe una chiesa nostalgicamente rivolta al passato, ai tempi forti della cristianità, quando era possibile creare queste opere grandiose che esprimevano la fede di tutto un popolo.
Questa nostalgia è comprensibile, ma può essere paralizzante.
C’è il rischio di inseguire l’immagine di una chiesa statica, immobile, preoccupata unicamente della propria sopravvivenza.
Sarebbe una chiesa senza respiro, sempre sulla difensiva nei confronti di un mondo considerato come ostile.
Sarebbe una chiesa che dispensa il proprio insegnamento tradotto in certezze inoppugnabili, mortificando in tale modo gli interrogativi di ogni spirito di ricerca.
Sarebbe una chiesa preoccupata di salvare i riti del passato, come la messa in latino, mortificando in questo caso lo Spirito santo che è spirito di libertà e di creatività.
Sarebbe una chiesa tentata di misurare la propria vitalità sul numero dei praticanti, e di distinguere,o peggio di separare chi è dentro e chi è fuori.
Ma il pericolo maggiore è quello di sequestrare Dio, di tenerlo prigioniero.
Ora Gesù ha sempre difeso la libertà di Dio sottraendolo ad ogni tentativo di volerlo possedere in modo esclusivo, dentro precisi spazi stabiliti dall’uomo.
“Credimi, donna, - aveva detto alla samaritana – è giunto il momento in cui né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il Padre (…). Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4, 21.24).
Oggi si sente la necessità di abbandonare questa immagine di chiesa statica, immobile, troppo preoccupata della propria sopravvivenza.
Davanti al mondo deve presentarsi con un’immagine diversa , come realtà viva e palpitante, che non si lascia racchiudere in alcuna costruzione, ma ama spazi aperti, percorsi da inventare, mete da superare.
Questa idea di movimento è suggerita in modo particolare dal vangelo dove incontriamo Gesù che passeggia lungo il portico di Salomone e ama definirsi come pastore buono.
Attraverso questa immagine la chiesa appare come una realtà viva, che si riunisce attorno alla presenza di Cristo, il quale, come pastore buono, la guida con amorosa trepidazione.
L’essenziale non sono dunque le costruzioni, per quanto siano belle le chiese romaniche o gotiche o anche quelle moderne.
L’essenziale sono gli esseri umani.
E’quello che don Michele Do, che molti di noi hanno avuto la fortuna di conoscere e di stimare per la sua grande sapienza evangelica, amava ricordare quando diceva: “Cristo non è venuto a portare l’uomo dentro il tempio, ma il tempio dentro l’uomo”.
Era un modo per richiamare quello che l’apostolo Paolo aveva affermato dicendo:“Voi siete il tempio di Dio” e, prima ancora, quello che ci è stato rivelato nelle prime pagine della Bibbia, là dove è detto che Dio creò l’uomo e la donna a sua immagine, infondendo il suo soffio divino.
Ogni creatura umana perciò non solo è immagine viva di Dio, ma è anche tempio. dimora: “è la tenda di Dio sulla terra”(A. Casati).
La passione di Cristo per ogni uomo e ogni donna si fondava proprio su questa meravigliosa verità.
E ogni discepolo di Cristo deve sentirsi chiamato a testimoniare il suo amore per ogni creatura sulle strade del mondo.
Ciascuno di noi infatti è mandato a evangelizzare nel senso letterale della parola, cioè a portare gioia , soprattutto a coloro che sono discriminati: i poveri, gli emarginati, le persone sfortunate.
L’annuncio è che Dio non discrimina nessuno, neppure i peccatori, bensì li accoglie così come sono, per puro amore.
Sarebbe grave se dessimo l’immagine di un Dio che ama solo alcuni, quelli che sono devoti, pazienti, esemplari in tutto, e non gli altri.
E come potrebbe essere credibile una chiesa che si dimostrasse indulgente con i potenti e fosse invece pronta a intervenire con sanzioni e proibizioni verso quelli che giudica irregolari?
Il Dio di Gesù Cristo è colui che accoglie i non accolti: è un Dio non delle sanzioni, ma della grazia.
Il vangelo di Gesù spazza via tutte le discriminazioni e le esclusioni.
E’ bello immaginare la chiesa come popolo di Dio in cammino, in cui ciascuno si senta accolto e sia pronto a fraternizzare cercando di superare le diversità.
Solo così la chiesa sarà come Gesù l’ha sognata.

Nessun commento: