domenica 4 novembre 2007

Tutti i santi


Apocalisse 7, 2..14
Salmo 23
1 Giovanni 3, 1-3
Matto 5, 1-12
Chi è il santo?
Ho aperto un dizionario e ho trovato questa definizione: “santo è colui che conduce una vita irreprensibile, in tutto conforme alle leggi della morale e della religione”.
Ho chiuso il dizionario e mi sono detto: “Questo discorso non fa per me. E’ troppo alto, troppo arduo da realizzare “.
Ho letto allora le beatitudini, e di nuovo ho avvertito il solco profondo che separa ciò che sono da ciò che dovrei essere:“Non sarò mai felice come promettono le beatitudini, non potrò mai sperare una ricompensa nei cieli”
Infine mi sono messo a osservare attentamene il comportamento di Gesù nei suoi incontri con uomini e donne sulle strade della Palestina.
Nessuna delle persone incontrate corrispondeva alla definizione del dizionario.
Ho visto attorno a Gesù malati gravi, altri posseduti da spiriti immondi, ho visto pubblicani, prostitute, donne adultere, e pure pagani e soldati romani.
Anche gli apostoli erano ben lontani dall’ideale di santità che Gesù aveva proclamato sul monte delle beatitudini.
Ora Gesù, incontrando questa gente, non pone mai alcuna condizione.
Non dice mai: “Comincia a pentirti dei tuoi peccati, a convertirti e a conformare la tua vita alle leggi della morale e della religione.
E’sempre lui che fa il primo passo, che tende la mano, che va a mangiare con loro.
Perché agisce così?
Perché Gesù è la pura trasparenza della santità di Dio, che è amore, soltanto amore.
Per questo la santità di Dio è contagiosa.
Come il sorriso di un amico rischiara il nostro volto, così la santità di Dio è come un raggio di luce e di bellezza sul volto di coloro che Dio chiama a diventare suoi figli: “noi fin d’ora –scrive Giovanni – siamo figli di Dio”.
Santi sono perciò tutti coloro che, in unione con Cristo, il santo per eccellenza, diventano riflesso puro e meraviglioso della sovrumana, incomparabile bellezza che c’è in Dio.
Come è possibile riconoscere i santi che sono tra noi?
Dimentichiamo pure i criteri di riconoscimento che hanno sempre goduto di un certo privilegio nella sensibilità popolare, come i miracoli, le visioni, le stimmate , ecc.
Affidiamoci piuttosto alle letture di questa liturgia le quali ci possono orientare nel riconoscere i tratti fondamentali della santità.
Il primo, ce lo dice il vangelo, è quello della povertà: “beati i poveri in spirito”.
Si potrebbe anche dire: “Beati i poveri di cuore”.
Il cuore povero è quello che la salvezza la attende solo da Dio, a differenza del cuore soddisfatto che pensa di bastare a se stesso.
Questa povertà è un’attitudine interiore che può essere favorita da molte situazioni.
Ci si sente poveri quando si è deboli e disarmati (sono i miti di cui parla il vangelo) o si patisce lo scandalo dell’ingiustizia o si è perseguitati o si è colpiti da un lutto (”quelli che piangono”dice il vangelo).
Poveri di cuore sono quelli che fanno delle loro lacrime un grido, una protesta, un appello, una preghiera.
Poveri di cuore sono tutti coloro che mettono la loro causa nelle mani di Dio.
Questi poveri di spirito, questi poveri di cuore sono presenze luminose che esercitano un fascino particolare.
Mentre gli orgogliosi, i soddisfatti ci feriscono perché sono opachi e rimandano a se stessi, i poveri ci illuminano, ci purificano, tracciano un cammino di luce nella storia, ci conducono verso la sorgente di ogni bene e di ogni speranza.
Il santo – è un altro tratto fondamentale – è colui che possiede il segreto di una strana gioia.
“Beati” dice Gesù. Felici: voi conoscete la felicità.
Come è possibile?
Noi la felicità la vediamo solo nel passato, quando ricordando siamo portati a idealizzare oppure nel futuro, quando immaginando siamo portati a rappresentarci immagini di sogno, come dei miraggi.
Ma quanti sono quelli che hanno il coraggio di affermare che sono felici oggi, felici di una felicità che sentono come destinata a durare?
Sono felici quei cristiani che si comportano come se tutto quello che fanno fosse un’imposta da pagare a Dio?
Se per essere cristiani si deve pagare a Dio l’imposta della morale o della preghiera o del culto, dove è la gioia?
Qui non c’è gioia perché non c’è santità.
Che se fossimo un poco santi…
Allora capiremmo che Dio non è un essere lontano, straniero e temibile, ma è un Padre che chiama ciascuno con il nome dolcissimo di figlio.
Capiremmo che come figli di Dio non dovremmo avere paura di nulla.
Saremmo anzi testimoni di una segreta, incredibile felicità.
Questa felicità la possiamo provare già ora, e d’altra parte crediamo che nella sua pienezza la conosceremo un giorno, quando si avvererà quello che la liturgia dei defunti augura al momento del commiato:
“Ti sia dato di contemplare
la dolcezza del volto gioioso di Cristo Gesù”.
Da queste riflessioni forse abbiamo ricavato l’impressione che i santi siano pochi.
Ma è giunto il momento di rincuorarci.
In realtà il numero dei santi è ben al di là di quello che noi possiamo immaginare.
Solo che per riconoscerli bisogna affinare lo sguardo, perché i veri santi amano una certa condizione di clandestinità..
I veri santi sono umili, non fanno rumore, non sanno neppure cosa voglia dire il culto della personalità, tanto ne sono estranei.
Bernanos diceva che i santi “hanno il genio dell’amore”
E’vero, a patto di vedere questo amore senza alcun alone di grandezza umana, ma praticato in quella quotidianità dell’esistenza che richiede una bontà disinteressata, coraggiosa, paziente e una grande , incrollabile speranza.
Oggi è la festa dei santi in cielo e dei santi che sono sulla terra, di tutte quelle persone la cui esistenza è un sorriso per altre persone.
Alcuni di questi santi anonimi agli occhi del mondo noi li conosciamo bene: sono i nostri genitori e altri famigliari che ci hanno amati, sono educatori e sacerdoti che ci hanno fatto conoscere Gesù con la loro fede limpida e gioiosa, sono tante altre persone che abbiamo visto sempre pronte a servire con la passione della giustizia e della pace.
Non dimentichiamoli in questo giorno, evochiamo i loro nomi con rispetto e gratitudine, preghiamoli. Anche se i loro nomi non figurano nel calendario dei santi.
Oggi è la loro festa ed è anche la nostra festa.
Beati noi se oggi senza saperlo - non oseremmo nemmeno pensarlo – mentre festeggiamo i santi di ieri e di oggi, ci troviamo a festeggiare noi stessi, almeno per quel poco di nostalgia della santità che lo Spirito tiene vivo dentro di noi.

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